Il racket delle imprese funebri a Roma colpisce ancora: indagati dipendenti pubblici asl

Il decesso di una persona cara è un evento triste e molto difficili da affrontare, che predispone le persone vicine ad uno stato di indebolimento psicologico. Una situazione normale, che però qualcuno, a Roma, ha pensato nei mesi scorsi di sfruttare facendone un vero e proprio racket, in cui veniva usata la concorrenza sleale verso altre imprese funebri per accaparrarsi i soldi dei clienti.
Dopo diverse segnalazioni, un’inchiesta ha scoperto un giro di soldi molto più importante di quanto avremmo potuto pensare, e soprattutto il coinvolgimento di importanti funzionari e politici che conoscevano questa situazione.
Tutto succedeva nell’ospedale San Camillo di Roma, in cui (come negli altri ospedali) era allestita una camera mortuaria per le persone morte in ospedale. Il problema era che, quando arrivava un nuovo defunto, i parenti non organizzavano il funerale con un’agenzia a propria scelta, ma lo organizzavano con l’agenzia a cui venivano indotti a contattare.
Infatti Luca Gramazio e il padre, peraltro già condannati, avevano allestito con la complicità degli addetti alla camera mortuaria, dipendenti ASL (cioè dipendenti pubblici) un vero e proprio ufficio abusivo all’interno dell’ospedale.
Gli addetti alla camera mortuaria erano complici e la loro funzione era quella di dirottare i parenti dei defunti nell’ufficio abusivo, anziché consentire loro di contattare l’agenzia funebre che preferivano. E ne avevano tutto l’interesse: l’agenzia abusiva, infatti, dava delle mazzette in base a quanti funerali venivano organizzati. Così alcuni di questi dipendenti arrivavano a portare a casa anche 20.000 euro al mese, tutti insieme.
Inoltre, con il proseguire delle indagini si scoprono verità sempre peggiori: per esempio, si scopre che ad essere d’accordo non erano solamente i dipendenti, ma anche i dirigenti della ASL, tra cui i medici che si occupavano di anatomia patologica (delle autopsie), ma anche manager e direttori. Tutte queste persone sapevano come funzionavano le cose (anche perché altrimenti non sarebbe stato possibile che ci fosse un ufficio abusivo nell’ospedale), ma tacevano evidentemente perché anche loro ricevevano dei soldi perché questa situazione continuasse.
Così i Gramezio avevano un vero e proprio monopolio di ciò che succedeva all’ospedale San Camillo, ma avevano anche iniziato a proporre accordi simili anche ad altri ospedali della capitale, in cui erano comunque “privilegiati”, in accordo anche in questi casi con i dirigenti delle aziende sanitarie.
Le persone, generalmente, non si rendevano conto di essere manipolate perché in momenti delicati non prestavano attenzione alle offerte di agenzie concorrenti, né al fatto che i prezzi applicati erano nettamente superiori rispetto a quelli alternativi, e così la truffa delle agenzie funebri continuava ad andare avanti.
Al momento quello che sembrava un semplice processo per truffa si sta trasformando in un maxi processo che ha la finalità di scoprire chi erano effettivamente le (tante!) persone coinvolte nel giro d’affari, con le accuse sia di associazione a delinquere, sia di abuso d’ufficio da parte dei dirigenti. Un sistema che, per il momento, sembra limitato, ma che potrebbe essere solamente la punta di un iceberg che potrebbe portare a scoprire situazioni analoghe che si sono verificate in altre città d’Italia.

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