funerale medievale

Funerale medievale: rito e sepoltura

Il funerale medievale è un insieme di riti, usanze e credenze piuttosto eterogenee: d’altronde, il Medioevo è stato un periodo di tempo piuttosto lungo e, come tale, in grado di caratterizzarsi per una successione di diversi approcci, spesso influenzati dalla diffusione più o meno profonda del Cristianesimo.

Per esempio, è ben noto che all’inizio dell’età medievale, soprattutto nelle zone rurali, i rituali legati alla morte erano legati alle precedenti usanze pagane e ancestrali. Usanze che il Cristianesimo cercò prima di tutto di debellare e, in secondo luogo, di “cristianizzare”.

È in tal senso che può essere per certi versi intesa la nascita del Purgatorio. Secondo le tradizioni pagane, infatti, la morte prematura, non avvenuta in pace con Dio, avrebbe portato l’anima del morto a vagare tra i vivi. Viene dunque introdotto un luogo intermedio tra il Paradiso e l’Inferno, dove le anime attendevano che i vivi, con le loro preghiere, ne ottenessero la salvezza.

Prima del 1000, invece, non esisteva alcun Purgatorio. Ne deriva che le anime buone potevano ascendere in Paradiso, un giardino fiorito in cui potevano trovare la pace eterna, mentre le anime cattive, che in vita erano state malvagie, bruciavano all’Inferno. Mancava dunque, in sostanza, una via di mezzo per coloro che non erano stati malvagi, ma non avevano nemmeno grandi meriti.

La cristianizzazione dei riti medievali dei morti si estese poi a tanti altri aspetti del culto funebre. È il caso dell’istituzione, avvenuta nella prima metà del X secolo, della festa dei morti nel giorno del 2 novembre, il giorno dopo Ognissanti. In questa giornata si recitavano le preghiere proprio per le anime del Purgatorio, in modo tale che venisse accorciata la loro permanenza nel luogo intermedio da cui potevano, con il permesso di Dio, affacciarsi al mondo dei vivi per esortarli a compiere qualche azione che potesse dare loro il necessario sollievo in attesa di congiungersi con Dio.

Il rito funebre nel Medioevo

Grazie ad alcune importanti fonti bibliografiche è stato possibile comprendere in che modo nel Medioevo si svolgessero i riti funebri.

Si è così scoperto che al decesso era legata una serie di atti rituali, come le preghiere rivolte affinché l’anima del defunto potesse giungere in cielo, così come l’annuncio del decesso con i ritocchi di campana, la vestizione del defunto, la veglia funebre, la benedizione della casa in cui era avvenuto il decesso, il corteo funebre fino alla chiesa, la recita dei salmi, l’esposizione del feretro in chiesa, la celebrazione delle messe per il defunto, il corteo funebre fino alla tomba, l’inumazione e la sepoltura, la preghiera cimiteriale, la commemorazione del defunto che comprendeva una messa di suffragio e una processione fino alla tomba il terzo, il settimo e il trentesimo giorno dopo il funerale, oltre che nel giorno dell’anniversario del decesso.

Insomma, a ben vedere, in epoca medievale si diffusero usanze simili a quelle odierne, con qualche evidente differenza a seconda del ceto della persona.

In particolare, le persone che appartenevano agli strati sociali bassi e medi prevedevano un rito funebre che si esauriva nell’ambito della cerchia familiare o del vicinato. Eventualmente, a seconda dei mestieri che svolgevano, i defunti potevano essere ricordati dalle corporazioni e dalle confraternite: in questo caso non era raro che fossero proprio queste organizzazioni a coprire le spese funebri e a occuparsi delle principali tappe del rito o, almeno, di una memoria collettiva nel giorno di Ognissanti.

La preparazione del corpo per la cerimonia era molto sobria. L’obiettivo – se così si può dire – era infatti quello di proteggere l’anima dalle tentazioni del demonio e abbreviare la permanenza in Purgatorio. Ecco dunque che le salme venivano sepolte con mani giunte in preghiera o braccia conserte. La vestizione doveva invece preparare il defunto al giudizio Universale. Dunque, come atto di modestia, si procedeva nel lenzuolo funebre senza bara o l’uso di una veste da penitente.

Le cose potevano però essere ben diverse nel caso in cui ad essere celebrata fosse la funzione per un membro appartenente alla nobiltà o al clero.

In questo caso il corteo funebre poteva essere tutt’altro che discreto, bensì spesso accompagnato da una banda di suonatori o di prefiche che avevano il compito di piangere su compenso.

Differenti documenti hanno testimoniato che in alcuni casi di funerali di uomini pubblici venivano organizzate processioni con cavalli bardati e sbandieratori. Dopo il corteo si organizzava inoltre un lauto pranzo a cui partecipavano tutti i familiari.

La sepoltura dei morti nel Medioevo

La sepoltura dei morti durante il periodo medievale veniva effettuate in prossimità delle chieste. Contrariamente alle attuali abitudini, però, era diffusa l’abitudine di non aggiungere alcuna iscrizione nelle tombe che, di fatto, rimanevano nell’anonimato.

Per quanto riguarda i luoghi in cui venivano sepolti i morti, altre all’interno della vera e propria chiesa, spesso venivano utilizzati anche gli spazi esterni come il cortile o l’altro. In alcune strutture religiose il chiostro veniva usato come ossario.

Si consideri inoltre che il prestigio della sepoltura dipendeva dalla vicinanza alle reliquie del santo spesso collocate nella stessa chiesa: è per questo motivo che i ricchi venivano spesso seppelliti all’interno della chiosa, mentre ai poveri era riservata una tumulazione all’interno di fosse comuni in un recinto esterno, o intorno alle mura.

Era altresì frequente, da parte delle famiglie nobili, disporre di una cappella privata all’interno della chiesa, dotata di un sepolcro in cui venivano disposte le spoglie appartenenti al proprio casato. La sepoltura all’interno di tale sepolcro era spesso subordinata al pagamento della quarta funeraria, soma di denaro offerta per le esequie celebrate in chiesa.

Per quanto poi attiene le modalità di tumulazione dei defunti, fonti storiche hanno ricostruito che oltre alla tradizionale e più diffusa sepoltura, si ricorreva anche ad altre alternative come la mummificazione, riservata però ad alcuni personaggi particolarmente importanti che, in tal modo, si riteneva potessero vivere anche dopo la morte.

Le ricostruzioni storiche non mancano poi di documentare come in alcuni casi si sia anche proceduto a delle sepolture in fosse comuni: sebbene non fosse certamente lo standard desiderato dal Cristianesimo, era una soluzione di emergenza in alcuni particolari contesti, come ad esempio nelle ipotesi in cui la città era posta sotto assedio. In questo caso si ricorreva a delle fosse in cui cremare i cadaveri dei morti.

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