Se dovessi morire domani. Che cosa mi ha insegnato la vita questo mese.

Benvenuti nella nostra nuova rubrica. Se è vero che la morte fa parte della vita e che è l’unica certezza che abbiamo, allora questa vita dovrà essere vissuta al meglio, ce la dobbiamo in qualche modo meritare e soprattutto dobbiamo evolverci e imparare costantemente. Si può scegliere di farlo perché si crede nella reincarnazione o per quanto ci si aspetta di trovare dopo, in base alla propria fede. Si può scegliere di migliorarsi semplicemente per se stessi.

Spunti di riflessioni dalla e sulla vita, esperienze, insegnamenti. Buona lettura!

 Ottobre 2016

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Siamo moderni, viviamo in grandi città, ci sentiamo sempre avanti. Poi basta poco e ripiombiamo nella mentalità chiusa del paesino degli anni che furono. Mi riferisco al giudizio degli altri, capaci di influenzarci oggi come un milione di anni fa. Di tarpare le ali di quel che vogliamo e di ciò in cui crediamo. Spesso una “tana” dove stare al sicuro per non metterci in gioco. Ma dai circoli viziosi si può uscire.

tana

Si esce dai luoghi in cui ci si trova male, in cui si sta stretti o non ci si sente a proprio agio, con i tempi e i modi che caratterizzano ognuno di noi. Quello che mi auguro è che ciascuno trovi il tempo per pensarci su, per se stesso e per valutare la questione, le decisioni partono dalla consapevolezza, di sé e degli altri, da dedali di pensieri più o meno intricati nei quali decidiamo se entrare o uscire.

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Una sera ho invitato un po’ di persone a cena e comprato un abitino corto. Suona quanto di più normale possa esistere vero? Isolate questo pensiero. Ho invitato a cena più persone di quanto la mia casa potesse contenerne acquistando piatti usa e getta e mischiando servizi di bicchieri e posate. Ho organizzato la festa di compleanno per un caro amico senza preoccuparmi del galateo o di quel che potessero pensare i vicini con tutto quel viavai. Ho rotto un assurdo legame nella mia testa, trascorrendo e facendo trascorrere anche agli altri una bella serata. Non è tutto, a distanza di qualche giorno ho fatto un giretto di shopping, ho visto un abito che scopriva un po’ di pelle, l’ho provato, era carino, costava poco e l’ho comprato. Non solo, l’ho anche indossato! Non ho le gambe più belle del mondo e tendo a coprirmi parecchio. Poi ho guardato fuori, autunno e temperature da sogno, davanti a me mesi in cui non sentirò più il venticello accarezzarmi la pelle. Non ho permesso a nessuna occhiata di scalfire quella gioia. Ho vinto contro me stessa.

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Perché in fondo la maggior parte delle sfide toccano solo noi e le nostre sovrastrutture, perché preoccuparci di persone che nella maggior parte dei casi non conosciamo e non conosceremo mai. Ma è ancor peggio se ci dobbiamo preoccupare per chi conosciamo e non accetta quello che siamo o sentiamo di esprimere.

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Ora ripeschiamo il pensiero isolato. Spesso quel che per noi è la più assurda delle trasgressioni per gli altri risulta qualcosa di tanto usuale da risultare persino banale. Non voglio che nessuno faccia nulla che non senta di potere e volere sperimentare, spero solo di aiutare a sviscerare il pensiero in modo da prenderlo in considerazione.

Questo mese ho imparato a sporgermi dalla tana dell’insicurezza.

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