Il lutto e il dolore che ne consegue sono tra le emozioni più diffuse nell’esperienza umana. Eppure, nonostante ciò, e nonostante riguardino tutti noi più volte nella vita, in fondo ne sappiamo ancora così poco.
Dal punto di vista biologico, c’è ancora tanto da fare e da sapere sul lutto. E, come conseguenza di ciò, c’è ancora molto da lavorare per fronteggiare il lutto in maniera efficace: sia sufficiente considerare che la maggior parte delle scoperte sul lutto sono modelli basati su stadi che, in sintesi, si dimostrano scarsamente in grado di fronteggiare con identica efficienza tutte le situazioni.
Fortunatamente, negli anni più vicini a noi sono emersi diversi studi che contribuiscono a fare un po’ di luce su questo momento così buio.
Di seguito abbiamo voluto riassumere 8 fatti che probabilmente non conoscete e che vi permetteranno di gestire questo scenario con maggiore confidenza.
Dolore e lutto sono due cose diverse
Buone parte delle enciclopedie descrivono il dolore del lutto come uno stato soggettivo, un insieme di sentimenti che sorgono spontaneamente dopo una morte significativa, e il lutto come un insieme di rituali o comportamenti prescritti dalla tradizione culturale nell’occasione della morte di un proprio caro o conoscente.
Insomma, il dolore è uno stato emotivo, mentre il lutto è un insieme di azioni e rituali scelti consapevolmente. Imparare a distinguere i due concetti sarà sicuramente utile per scindere le due fattispecie e fronteggiarle con un diverso approccio.
Il lutto è un processo biologico
Alcune recenti ricerche hanno dimostrato che il lutto non è un’emozione, ma un vero e proprio processo biologico: in occasione della morte di una persona cara, infatti, al nostro corpo – e in particolare al nostro cervello – accadono una serie di cose che vale la pena conoscere.
In particolare, dopo la perdita il corpo rilascia ormoni e sostanze chimiche che ricordano una tradizionale risposta di “lotta o fuga”. Ogni giorno, i ricordi della perdita innescano questa risposta allo stress e finiscono per rimodellare i circuiti cerebrali: i percorsi su cui si è fatto affidamento per la maggior parte della vita subiscono una deviazione massiccia, ma per lo più temporanea, e il cervello si capovolge, dando priorità alle funzioni più primitive.
La corteccia prefrontale, sede del processo decisionale e del controllo, passa in secondo piano e il sistema limbico, dove agisce il nostro istinto di sopravvivenza, finisce con l’avere la meglio.
Il lutto influisce anche su altri aspetti della salute, soprattutto nelle prime settimane
Nella nostra cultura, spesso non pensiamo o non parliamo apertamente dell’impatto che il lutto ha sulla salute emotiva, mentale e fisica. E, forse, non lo facciamo perché non siamo sufficientemente istruiti in materia.
Tuttavia, diversi esperti del lutto hanno scoperto che durante le prime settimane le persone che subiscono un lutto hanno un aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna e maggiori probabilità di avere attacchi di cuore. Insomma, le probabilità di morte aumentano in modo drammatico durante il lutto di una persona cara e, proprio per questo, gli stessi esperti suggeriscono di essere molto gentili con se stessi durante il lutto, ricorrendo a tutto il sostegno di cui si ha bisogno.
Meglio non ignorare lo stress del lutto
Nell’Harvard Medical Journal, il dottor Bui, direttore associato per la ricerca presso il Centro per i disturbi d’ansia e da stress traumatico e il Programma per il lutto del Massachusetts General Hospital, affiliato ad Harvard, un giorno ha affermato che “si può cercare di resistere al dolore, ma è importante non ignorare questi sintomi, perché lo stress costante può esporre a un rischio maggiore di infarto, ictus e persino di morte, soprattutto nei primi mesi dopo la perdita di una persona“.
Ci vuole tempo per guarire dal dolore del lutto
La guarigione dal lutto richiede tempo per far sì che il cervello destro e quello sinistro si… parlino di nuovo. Insomma, il processo di guarigione dal lutto non si può fare da un giorno all’altro, semplicemente perché non è così che funziona il nostro cervello.
La rivista Discover un giorno si occupò del tema e scrisse che “così come non torniamo alle nostre attività abituali subito dopo un’operazione al cuore, non dovremmo aspettarci di riprenderci rapidamente dopo la confusione mentale della perdita di una persona cara“.
Insomma, meglio darsi del tempo e, soprattutto, non mettersi fretta, considerando che ciascuno di noi avrà una reazione diversa.
Nel Medioevo il lutto era un evento molto e catartico.
Sebbene nella nostra cultura il lutto sia qualcosa che si tiene per sé e che spesso si nasconde agli altri, non è così che il lutto viene trattato in altre culture e in altre epoche.
Secondo quanto riportava un focus di The Conversation, per esempio, in diverse culture lo sfogo delle emozioni non solo era richiesto, ma veniva eseguito in modo cerimoniale, sotto forma di pianto rituale accompagnato da lamenti e grida. Per esempio, le tradizioni del “lamento di morte” consentivano alle persone di piangere il proprio dolore ad alta voce e sono state ampiamente documentate tra gli antichi Celti. Ancora oggi resistono presso varie popolazioni indigene dell’Africa, del Sud America, dell’Asia e dell’Australia.
Insomma, la prossima volta che pensate di dover tenere il vostro dolore per voi, non fatelo. Spesso è sano e necessario condividerlo con gli altri.
Nell’epoca vittoriana il lutto era una “moda”
A proposito di modi di reagire al lutto, per le donne del periodo vittoriano l’abbigliamento da lutto comprendeva ogni possibile capo di abbigliamento, nonché accessori per capelli, articoli di cancelleria, ombrelli, ventagli e borsette di colore nero.
Le vedove dovevano rimanere in lutto per due anni e potevano indossare il grigio e la lavanda solo negli ultimi sei mesi di mezzo lutto. I bambini delle famiglie della classe media vittoriana dovevano indossare abiti neri da lutto per un anno dopo la morte di un genitore o di un fratello. Gli abiti delle bambine erano spesso modellati sull’abito da lutto della madre.
Anche se tutto ciò può sembrare molto strano, in realtà questo tipo di elaborati rituali e pratiche di lutto esistono nelle culture native di tutto il mondo, da sempre.
Per guarire dal lutto è necessario riconoscere il dolore e riflettere sul rapporto con le persone che abbiamo perso
Guarire dal lutto non è facile e richiede sforzo e lavoro costante da parte nostra. Forse non è possibile liberarsi dal dolore o “guarire” dal lutto, ma possiamo nutrirci e prenderci cura di noi stessi attraverso di esso. È qui che impariamo la nostra forza e di che cosa siamo fatti.
Un articolo di Discover Magazine sul lutto, per esempio, qualche tempo fa suggeriva diverse idee che hanno funzionato per molti, tra cui “avvolgersi in una maglietta o in una trapunta della persona amata, visitare il cimitero, scrivere un diario sui ricordi positivi o creare un libro fotografico o un video della vita con la persona amata”.
“Collegare la perdita con comportamenti e attività aiuta il cervello in lutto a integrare pensieri e sentimenti“, afferma Helen Marlo, docente di psicologia clinica all’Università Notre Dame de Namur in California.