Come sapere se si è eredi? E, dunque, se alla morte di un congiunto si ha o meno diritto all’eredità?
Per sapere se si è eredi si può procedere in diverse direzioni.
La prima è legata, intuibilmente, alla presenza di un eventuale testamento.
Sapere se si è eredi se c’è un testamento
In caso di presenza di un testamento potremmo trovarci di fronte a due diversi casi.
Il primo è rappresentato dal testamento olografo che viene rinvenuto nell’appartamento del defunto. Quindi, le persone che nel documento sono indicate come eredi devono andare dal notaio domandandone la pubblicazione. Il professionista riprodurrà il testamento in un suo atto, attribuendogli pieno valore legale e dando così il via alle successive attività di trasferimento del patrimonio del de cuius.
Il secondo caso è relativo alla presenza di un testamento pubblico. È questa l’ipotesi in cui il de cuius abbia dichiarato le sue ultime volontà a un notaio. Sarà quest’ultimo a chiamare le persone indicate come eredi e gli eventuali legatari al momento del decesso del testatore.
Come sapere se si è eredi se non c’è testamento
E se invece non c’è testamento? In questo caso gli eredi sono quelli indicati dal Codice Civile, a proposito della successione legittima.
In sintesi, si tratta di:
- Coniuge
- Figli
- Genitori
- Fratelli e sorelle
- Altri parenti fino al sesto grado
Se non vi sono parenti al de cuius, nei limiti di cui sopra (dunque, sono esclusi i parenti di grado successivo al sesto), succede lo Stato.
Come sapere se si è eredi legittimari
Come abbiamo più volte ricordato sul nostro sito, alcuni familiari più prossimi al de cuius (coniuge, figli, genitori) sono detti legittimari e hanno diritto per legge a una quota minima del patrimonio del defunto, sia che sia stato redatto testamento, sia che invece non sia stato redatto tale documento.
La quota minima di cui sopra è detta di legittima, o di riserva. La restante parte del patrimonio del de cuius è invece il patrimonio disponibile, di cui il testatore potrà eventualmente scegliere di disporre liberamente.
Ne deriva che, se il testatore mediante testamento o donazioni effettuate quando era in vita ha intaccato la quota disponibile, i legittimari possono rivolgersi al giudice per ripristinarla, attraverso una specifica azione denominata di riduzione.
Cosa fare per diventare eredi
Dalle righe di cui sopra dovrebbe essere abbastanza chiaro che la qualità di erede non si acquista in automatico, ma solamente dopo l’accettazione dell’eredità.
La legge ha infatti previsto che lo status di erede non si acquisisca in modo automatico per permettere agli aventi diritto (i chiamati all’eredità) di valutare la convenienza della successione.
Si ipotizzi, per esempio, il caso in cui il de cuius abbia lasciato molti debiti. Diventare suoi eredi potrebbe a quel punto essere rischioso e poco conveniente, anche a fronte di attività. Ricordiamo in tal proposito che l’accettazione deve avvenire entro 10 anni dall’apertura della successione, di norma coincidente con la morte del de cuius.
In caso di incertezza se accettare o meno, si può ricorrere allo strumento dell’accettazione con beneficio di inventario. In questo caso, un cancelliere o un notaio prendono nota, tramite apposito verbale, di tutti i beni e diritti che fanno parte del patrimonio del de cuius e del loro valore.
Dunque, gli eredi, se vi sono debiti, ne risponderanno solamente entro i limiti del valore complessivo che risulta dall’inventario.