Negli ultimi mesi il termine acquamazione è diventato molto ricercato online. La causa è da ricercarsi nelle ultime volontà dell’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, che ha chiesto che il proprio corpo possa essere trattato nel modo più rispettoso dell’ambiente. Ovvero, con l’acquamazione. Ma di cosa si tratta?
Come funziona l’acquamazione
In termini estremamente sintetici, l’acquamazione consiste nello scioglimento del corpo del defunto in acqua. Dunque, per certi versi, una sorta di opposto della cremazione tradizionale, in cui il corpo viene invece bruciato.
Nell’acquamazione, invece, i resti mortali del defunto vengono sottoposti a un trattamento a base di soluzione alcalina di acqua e idrossido di potassio, che prima scioglie gli organi e i tessuti a una temperatura di circa 152 gradi, e poi polverizza le ossa. A quel punto, ciò che rimane dopo questo trattamento viene consegnato ai parenti del defunto.
Dove è ammessa l’acquamazione
L’acquamazione è una pratica relativamente recente e, proprio per questo motivo, non è ancora sottoposta a una coerente legislazione in tutto il mondo. In Europa, per esempio, tale tecnica è scarsamente diffusa e ancor meno oggetto di un consapevole quadro normativo.
Negli Stati Uniti le cose sono un po’ diverse, con California, Florida e Texas a fare da apripista. Sempre in Nord America anche il Canada ha aperto le porte all’acquamazione una decina di anni or sono, mentre nel vecchio Continente qualcosa si è mosso solo in Olanda e in Gran Bretagna.
Perché sempre più persone stanno scegliendo l’acquamazione
Laddove è ammessa, sempre più persone stanno scegliendo l’acquamazione come tecnica per trattare il proprio corpo dopo la morte.
Effettivamente, in un ambito in cui la sostenibilità ambientale sembra essere la priorità anche con il passaggio a miglior vita, si può ben rammentare come l’idrolisi alcalina abbia effettivamente la buona abitudine di essere una delle procedure più eco-compatibili possibili per il trattamento dei corpi.
Di fatti, al termine della procedura tutto ciò che rimane è un liquido trasparente, dal colorito simile a quello di un tè o di una tisana, senza tracce di Dna e disperdibile nell’ambiente senza alcun impatto nocivo. Si tratta pertanto di un approccio molto diverso dalla cremazione, in cui invece si utilizzano temperature più elevate (oltre i 750 gradi) per almeno due ore, con conseguente emissione di gas serra inquinanti.
Evidenti efficienze possono poi essere conseguite sotto il profilo economico. La cremazione ha infatti un costo medio di circa 48,47 euro, mentre la procedura con idrolisi alcalina costa solo 2,59 euro.