S’accabadora: come funzionava l’eutanasia in Sardegna

Quella della “accabadora” è una delle figure più misteriose e affascinanti legate al mondo della storia della Sardegna e, più in generale, dell’antica somministrazione dell’eutanasia in Italia.

Ma chi era questo personaggio femminile? Quali erano le sue pratiche? E, tra storia e mito, quale è stato il suo impatto nella società sarda?

Chi era s’accabadora

Il termine “accabadora” è generalmente ricondotto a una figura femminile il cui compito era quello di portare la morte a persone di ogni genere e età, nell’ipotesi in cui le loro condizioni di malattia fossero tali da indurre lo stesso malato, o i parenti più stretti, a domandare il ricorso all’eutanasia.

Sebbene non vi siano fonti certe in tal senso, sembra che tale figura abbia “operato” con regolarità in ampie zone della Sardegna (soprattutto centrale e settentrionale) fino all’800 e, stando ad alcune testimonianze, anche fino alla prima parte del ‘900. Per alcuni storici, non si può invece escludere che in alcuni piccoli centri si abbia avuto un ricorso a tale figura anche nella parte centrale dello scorso secolo.

Si noti altresì come la sua attività fosse spinta non dalla necessità di ottenere una retribuzione (anzi, pagare per dare la morte di un familiare era considerato contrario alla superstizione) bensì come quello di voler portare un gesto amorevole e pietoso nei confronti di chi viveva un’esistenza troppo sofferente.

Come agiva s’accabadora

Ma come poneva fine alle sofferenze la figura dell’accabadora? Anche questo frangente non è univoco nelle ricostruzioni storiche, tanto da far ritenere che in realtà fossero diverse le pratiche di uccisione utilizzate.

La versione più accreditata e accolta è tuttavia quella secondo la quale la figura femminile entrava nella stanza del morente (privata di qualsiasi immagine sacra e di oggetto caro al malato) completamente vestita di nero, con il volto coperto, per praticare un’uccisione mediante soffocamento con un cuscino. In alternativa, la pratica di uccisione privilegiata sarebbe quella legata al un forte colpo sulla fronte o sulla nuca mediante un bastone d’olivo. Risulta essere annoverata alle fonti, sebbene probabilmente con un ricorso più marginale, la pratica di soffocamento.

Ad ogni modo, ancora oggi la figura de s’accabadora è avvolta in un misterioso fascino di altri tempi. Alcuni antropologi sono addirittura portati a ritenere che in realtà non sia mai esistita, anche se piuttosto convincenti sembrano essere le testimonianze che confermano la sua pratica fino ad almeno la fine dell’800.

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