funerale vichingo

Funerale vichingo: cos’è e come si organizza in Italia

Il funerale vichingo è un tradizionale rito funebre organizzato in epoca antica dalle popolazioni scandinave. Ma è possibile organizzare un funerale vichingo in Italia? E quali sono le varie fasi di questa cerimonia?

Come avviene il funerale vichingo: i rituali

Prima di tutto, giova ricordare che il funerale vichingo è stato una realtà ben documentata da diverse fonti storiche. Come avviene nella tradizione di molte popolazioni, la morte era circondata da una serie di credenze dal cui rispetto derivava la possibilità che il defunto trovasse pace nell’aldilà. Se così non fosse, invece, si pensava che la persona morta potesse far visita ai parenti come spettro, un cattivo auspicio che avrebbe portato nuovi lutti in famiglia.

Proprio per questo motivo anche i vichinghi avevano grande cura del rito funebre, disciplinandolo in maniera piuttosto rigorosa. Ma cosa avveniva in caso di morte di un vichingo?

Tra le fonti storiche che hanno tramandato in maniera più puntuale di altro che cosa avvenisse, ci sono i  resoconti dello scrittore arabo Ahmad ibn Fadlan, che descrisse in maniera piuttosto dettagliata la morte di un importante vichingo svedese.

Cosa accade dopo la morte

Stando ai suoi racconti, dopo la morte il corpo del vichingo venne preparato per la cerimonia funebre. In quell’occasione, il defunto era un capo clan e, dunque, persona di alto rango. Proprio per questo motivo una sua schiava decise di unirsi volontariamente a lui nel passaggio per l’aldilà.

Quando giunse il momento della cremazione, venne tirata a riva la sua imbarcazione e venne posta su una piattaforma di legno. Nell’imbarcazione venne così approntato un letto per il corpo del vichingo. Quindi, una donna chiamata l’angelo della morte pose dei cuscini sul letto: per lo scrittore, era lei ad essere la responsabile del rituale.

A questo punto, il corpo del vichingo venne poste sul letto insieme alle sue armi e ai suoi doni funebri. Vennero altresì sacrificati due cavalli, con la loro carne fatta a pezzi gettata nella nave, una gallina e un gallo.

La barca venne quindi bruciata con le torce accese dai parenti del capo clan, nella convinzione che le fiamme potessero facilitare il viaggio verso il reame dei morti.

In conclusione, un tumulo rotondo fu costruito sulle ceneri e al suo centro venne eretto un bastone in legno di betulla, dove vennero incisi il nome del capo clan morto e del suo re.

I sacrifici umani

Un aspetto molto dibattuto sui funerali vichinghi è quello dei sacrifici umani che potevano essere realizzati nella cerimonia: di sovente, se a morire era un capo clan o, comunque, un personaggio particolarmente in vista, i suoi schiavi potevano essere sacrificati affinché potessero servire il loro padrone anche nell’aldilà.

In alcuni casi, invece, la figura dello schiavo era un mezzo per trasmettere la forza vitale al proprio capo deceduto. È nota la vicenda, raccontata da Ibn Fadlan, di una schiava che doveva essere sacrificata e che, prima del sacrificio, si congiunse con gli uomini del clan, guerrieri e commercianti, in diversi riti sessuali.

Ciascuno di questi, sostiene la ricostruzione, le disse che lo facevano per amore del loro capo defunto.

La cremazione nel funerale vichingo

Nel funerale vichingo era prassi che il cadavere e le offerte venissero bruciate in una pira funeraria. La costruzione della pira avveniva in modo tale che la colonna di fumo fosse il più grande possibile: si pensava che così facendo il defunto potesse essere elevato più rapidamente verso l’aldilà.

La birra funeraria

Una particolarità del rito funebre vichingo era rappresentata dal sjaund, la birra funeraria che dava il nome alla festa: era un rituale di bevute che avrebbe dovuto demarcare l’evento luttuoso dopo sette giorni dalla morte di una persona. Solamente dopo questo appuntamento, infatti, gli eredi potevano reclamare la loro eredità. Se il defunto era il capo o la vedova, solo dopo il sjaund era possibile assumere il controllo del relativo potere.

Il corredo delle tombe vichinghe

Stando a quanto suggeriscono le ricostruzioni storiche, è comune lasciare dei doni per i deceduti, il cui valore e la cui quantità dipendono dal gruppo sociale di appartenenza da cui proveniva il defunto. E’ per questo che gli oggetti più comuni che sono stati ritrovati nelle tombe vichinghe sono state le armi (coltelli e lance), i pezzi di armatura, dei perni e dei chiodi.

Molto dipende inoltre dal mestiere che il defunto esercitava. Per esempio, un uomo libero veniva di norma sepolto con armi e con equipaggiamento utile per cavalcare. Un artigiano come un fabbro poteva invece essere sepolto con il suo intero corredo di attrezzi. Alle donne si era soliti fornire la gioielleria e gli strumenti per le attività casalinghe. Agli schiavi era invece di norma riservata una sola buca nel terreno.

I monumenti funebri nel rito vichingo

Un ruolo molto importante veniva inoltre svolto dai monumenti funebri che, oltre a fungere come omaggio al defunto, indicavano la posizione sociale della famiglia e dei discendenti. Insomma, le famiglie più ricche e importanti utilizzavano i monumenti funebri per mostrare la propria posizione nella comunità.

Funerale vichingo in Italia: è possibile?

A questo punto possiamo cercare di capire se sia o meno possibile procedere con l’organizzazione di un funerale vichingo in Italia. Sarebbe davvero possibile o è un’utopia?

Naturalmente, le cose sarebbero molto, molto complicate.

Prima di tutto, incendiare una nave con una persona deceduta in uno specchio d’acqua pubblica non è un comportamento legale, anche perché non si tratterebbe di una cremazione vera e propria (che, in ogni caso, non sarebbe comunque lecita in un luogo che non sia una struttura specializzata).

Tuttavia, ci sono delle soluzioni che è possibile organizzare, con un’agenzia funebre esperta, per richiamare almeno in parte lo stile vichingo. Per esempio, si può ideare di allestire la cappella funeraria o il luogo in cui si svolge il ricordo del defunto con decorazioni nello stile vichingo.

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