Nel nostro sito abbiamo spesso il piacere di condividere con tutti i nostri lettori cosa prevedono i riti funebri diversi da quelli religiosi, o laici, che invece siamo maggiormente abituati a celebrare nel nostro Paese.
Occupiamoci oggi di comprendere come si possa organizzare un funerale buddista in Italia: una possibilità che – grazie a un recente accordo con dello Stato con l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai – oggi risulta essere ben percorribile, pur con qualche differenza rispetto alla cerimonia tradizionale.
Come si fa il funerale buddista
La prima cosa che salta all’occhio assistendo a un funerale buddista è il fatto che la cerimonia sia articolata in una lunga serie di momenti rituali. Non tutti sono, evidentemente, realizzabili in Italia, considerato che si tratta di processi che in parte eccedono quanto consentito dalla normativa in vigore nel nostro Paese sul trattamento del corpo dei defunti.
Nella cerimonia buddista, per esempio, la salma deve essere esposta al sole per 48-72 ore e, durante questo tempo, nessuno deve toccare il corpo, al fine di favorire la fuoriuscita dell’anima dal suo “contenitore” fisico. È evidente che una simile indicazione sia in netto contrasto con le norme italiane: lasciare la salma a bara aperta, sotto il sole, per così tanto tempo, potrebbe infatti favorire il rischio di infezioni durante la rapida decomposizione del corpo.
Quindi, vi è la fase della detersione del corpo, a cura di un sogiya, un buddista che è specializzato in questa importante fase, e la successiva vestizione con un abito bianco (solo i monaci possono essere vestiti con abiti sacri). Anche in questo caso, è bene rammentare come in realtà in Occidente non vi sia una rigida prescrizione in questo senso, e come dunque i defunti possano essere vestiti anche con abiti comuni.
Il corpo deve quindi essere posto in una posizione fetale, o dormiente, su un lato e con le mani giunte sotto la guancia. Sul petto deve essere posizionato un coltello, in modo tale che il defunto possa avere un’arma utile per difendersi dagli spiriti maligni. La salma va quindi coperta con un velo bianco.
Infine, il corpo è posizionato in una cassa di legno non verniciata (possibilmente, di cipresso), su cui esporre i simboli religiosi buddisti. Si accendono dunque degli incensi profumati intorno alla bara, oltre a una statua del Buddha che possa vegliare sulla salma.
Quindi, dopo la commemorazione, della durata di tre giorni, il corpo è cremato e le sue ceneri sono conservate in un’urna. In realtà, però, non vi è alcuna specifica prescrizione che obbliga un buddista a farsi cremare: in ogni caso, è importante che le ceneri non siano disperse, ma siano custodite con dedizione in apposite urne e cappelle.
Funerale buddista in Italia, quali particolarità?
Come abbiamo già rammentato qualche riga fa, non tutti i passaggi previsti dal cerimoniale funebre buddista possono essere identicamente replicati in Italia.
Per esempio, nel nostro Paese non è possibile lasciare la salma al sole per così tanto tempo. Per poter ovviare a tale ostacolo, un accordo con l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai consente di rispettare il cerimoniale buddista lasciando la salma all’interno di una bara refrigerata per un tempo più breve, ma comunque utile per poter rispettare il cerimoniale di tale fede.
In questo modo, anche chi ha il desiderio di sottoporsi a una cerimonia funebre buddista in Italia potrà ben farlo, nel rispetto delle proprie convinzioni religiose e, contemporaneamente, delle leggi in vigore nel nostro Paese.