L’induismo è una religione diffusamente praticata in diverse parti del mondo e, evidentemente, soprattutto in India: dalla tradizione molto profonda e dai legami cultura particolarmente affascinanti, è una religione che ha conquistato anche molti occidentali.
Ma come si svolge il funerale indiano? Quali sono le procedure che vengono seguite per rispettare il volere del defunto e dei suoi familiari?
Il funerale secondo il rito indù
Diciamo subito che non è facile cercare di riassumere che cosa accada in un funerale induista, considerato che le cerimonie – parte integrante della tradizione culturale indiana – possono differenziarsi a seconda di diversi fattori come, ad esempio, le località geografiche di appartenenza del defunto e dei suoi familiari, le tradizioni familiari, lo stato civile e la posizione sociale del defunto, e così via.
L’antyeshti
Cercando di semplificare il tema, possiamo provare a riassumere che cosa avvenga nell’antyeshti, l’insieme delle cerimonie che racchiudono il rito funebre indiano.
Per comprendere che cosa avvenga, ricordiamo che gli indù credono che la vita e la morte facciano parte del samsara o della rinascita e che l’obiettivo finale di molti indù è quello di liberarsi dal desiderio, evitando il samsara e raggiungendo il moksha, lo stato trascendente della salvezza. Una volta che la propria anima raggiunge il moksha, infatti, verrà assorbita nel Brahman.
Il rito funebre induista
Il rito funebre induista si snoda in diverse tappe complicate, che traggono origine ancor prima – se possibile – della morte.
Quando infatti un indù si avvicina alla morte, un brahmano – sacerdote induista, si riunirà insieme alla famiglia per stare vicino alla persona morente. Si procede dunque alla recitazione o alla riproduzione di una registrazione di mantra cantati. Quando poi la morte sembra imminente il corpo dovrebbe ove possibile essere trasferito su un tappeto erboso sul pavimento, con una piccola quantità di acqua proveniente dal fiume Gange che dovrebbe invece essere collocata nella bocca della persona morente. Se questo non è possibile poiché la morte è sopraggiunta all’improvviso, allora tali attività dovrebbero essere svolte subito dopo il decesso. Una volta che la morte si è verificata, il corpo non deve essere toccato, poiché considerato impuro.
Il funerale deve poi essere avviato il prima possibile e, di norma, dal crepuscolo successivo o dall’alba. Il sacerdote guiderà il processo decisionale supportando la famiglia verso una casa funeraria.
La preparazione del corpo
Il corpo che, come abbiamo avuto modo di accennare, è considerato impuro, viene lavato dai membri della famiglia e dagli amici più stretti. In alcuni casi, la famiglia può chiedere all’agenzia funebre di pensare alla preparazione del corpo, seguendo il rituale tradizione che prevede che durante il lavaggio la testa del defunto debba essere rivolta verso sud.
Sempre durante il lavaggio rituale un’immagine della divinità preferita del defunto, insieme a una lampada ad olio illuminata, dovrebbe essere mantenuta al di sopra della testa del defunto.
Il corpo viene così lavato con una miscela di latte, yogurt, ghee e miele (alternativamente, in acqua purificata). Durante il lavaggio, vengono recitati dei mantra. Al termine del lavaggio, le mani vengono collocate palmo contro palmo in una posizione di preghiera. Si procede infine ad avvolgere in un telo bianco il corpo.
La veglia
Di norma la cerimonia prevede una breve veglia : il corpo dovrebbe essere riposto in uno scrigno modesto e semplice, con applicazione di cenere e legno di sandalo sulla fronte dell’uomo (curcuma su quello della donna). Si appone altresì una ghirlanda di fiori intorno al collo, mentre del basilico santo sarà riposto nelle vicinanze, in un cofanetto.
Durante la veglia, amici e familiari potranno riunirsi intorno al corpo del defunto per recitare i mantra. Alla fine della veglia, prima che il corpo sia rimosso per la cremazione, si è soliti posare delle palle di riso vicino al cofanetto.
La cremazione
Di solito il funerale indù ha nella cremazione la parte centrale. Il defunto viene così condotto su una barella sul sito della cremazione, sebbene sia oggi giorno del tutto accettabile portare il corpo a bordo di un veicolo. Se ricorre questo ultimo caso, ad accompagnare la cassa dovrebbero essere il maschio più anziano o, comunque, un altro maschio anziano. È consuetudine che solamente gli uomini partecipino alla cremazione.
In patria, o laddove possibile, le cremazioni indù dovrebbero svolgersi lungo le rive del fiume Gange, dove i familiari potranno costruire una pira, su cui riporre il corpo.
A questo punto il figlio maschio maggiore eseguirà il karta, il rito funebre vero e proprio: girerà intorno alla pira per tre o sette volte presentandole il fianco destro e recitando una formula propiziatoria. Verrà inoltre spruzzata dell’acqua santa sulla pira funeraria.
Infine, verranno poste sette gocce di burro nella bocca, occhi e narici del defunto, verrà messo del fuoco sulla pira partendo dal cuore e si procederà con il canto dei mantra fino a quando il corpo non sarà bruciato. Al termine del rogo, i partecipanti al rito verseranno dell’acqua sui resti.
Sempre secondo il complesso rito funebre, le ceneri vengono raccolte il giorno successivo. Al ritorno a casa, i membri della famiglia si bagnano e si cambiano i vestiti, indossando degli abiti puliti. La famiglia si riunirà infine per un pasto, mentre la sua casa verrà visitata da un sacerdote, per purificarla con dell’incenso.
Il periodo del lutto
Il giorno dopo la cremazione il figlio maggiore maschio ritornerà sul luogo per raccogliere le ceneri, come anticipato qualche riga fa. Tradizionalmente, le ceneri dovrebbero essere immerse nel fiume Gange, sebbene sempre più spesso siano accettate le immersioni anche in altri fiumi, qualora vi sia l’impossibilità di recarsi presso il Gange.
Ricordiamo in tal proposito come la cremazione del defunto segni di fatto l’inizio del periodo del lutto, che ha una durata pari a 13 giorni. In questo periodo la famiglia del defunto rimarrà a casa al fine di ricevere i visitatori, sebbene non vi siano regole troppo rigide, considerato che ogni comunità potrebbe stabilire delle regole diverse.
Un anno dopo la morte la famiglia osserverà un evento di commemorazione, lo sraddha, per rendere omaggio alla memoria del defunto.
Per il rito induista è ammessa la donazione degli organi?
Una domanda che potrebbe essere interessante nell’analisi del rito induista e della trattazione del corpo del defunto è quella relativa alla donazione di organi: è ammessa o no?
Ebbene, almeno per il momento non esistono leggi o indicazioni ferree hindu che vietano la donazione di organi e tessuti. Ne deriva che almeno in linea teorica la donazione degli organi del defunto è accettabile per gli indù. Occorre tuttavia rammentare che ci troviamo dinanzi a un’ipotesi non particolarmente frequente.
L’imbalsamazione è accettata nell’induismo?
Un discorso piuttosto simile viene ricondotto all’imbalsamazione. La procedura non è infatti vietata dalle regole hindu, con la conseguenza che chi vuole può ricorrere anche a questo tipo di trattamento.
Occorre però rammentare che non stiamo parlando di una pratica molto diffusa, considerato che quella tradizionale rimane sempre essere la cremazione.
Quanto è importante il rito funebre induista?
Il rito funebre induista è un momento molto importante per la comunità locale e non è un caso che insieme all’evento della nascita e a quello del matrimonio è tra i più celebrati nel Paese.
Ci sono cambiamenti nel rito funebre tra le diverse aree del Paese?
Il rito funebre indiano cambia in misura considerevole a seconda delle aree del Paese in cui è organizzato. L’India è infatti un territorio molto ampio, abitato da oltre un miliardo di persone, con tendenze e aperture di diverso livello ad altre culture e tendenze.