Polizia mortuaria: cos’è, cosa fa e da chi dipende

La Polizia mortuaria è un servizio che gestisce le pratiche funerarie. Contrariamente a quanto si possa superficialmente pensare, non si tratta di un reparto della Polizia di Stato, ma di un apparato indipendente a cui sono demandate alcune funzioni molto importanti dopo il decesso di una persona.

Ma chi è esattamente la Polizia mortuaria? Cosa fare? Che cosa prevede il suo regolamento?

Chi è la Polizia mortuaria e cosa fa

Cominciamo con il ricordare che, come già anticipato, la Polizia mortuaria non è parte della Polizia di Stato e, dunque, ad essa non sono demandate funzioni di ordine pubblico o di incolumità delle persone. Si tratta invece di un apparato che si occupa di diversi servizi connessi alle pratiche funerarie, come:

  • l’autopsia sulla salma,
  • il trasporto cimiteriale,
  • la denuncia della causa di morte,
  • il rilascio delle autorizzazioni al trasporto funebre,
  • la cremazione,
  • l’affido personale delle ceneri.

In realtà, l’elenco delle attività che sono demandate alla Polizia mortuaria è molto più esteso, andando a riguardare delle procedure che spesso interessano più uffici e strutture, pubbliche e private.

Il regolamento della Polizia mortuaria

A conferma dell’ampiezza e dell’eterogeneità delle attività di cui si occupa la Polizia mortuaria, per tanto tempo non è esistito un testo unico di riferimento che possa disciplinarne il funzionamento, ma diverse fonti normative all’interno delle quali si parlava anche di Polizia mortuaria.

Ne è un facile esempio il Testo unico delle leggi sanitarie, di cui al R.D. n. 1265/34, all’interno del quale vi è una parte sulla Polizia mortuaria, prevedendo ad esempio delle norme sulla necessità di dotarsi di un cimitero comunale, e del contemporaneo bisogno di prevedere una certa determinata distanza della struttura cimiteriale dai centri abitati.

Nel 1990, con il Dpr n. 285/90, si è dunque giunti ad approvare un regolamento di Polizia mortuaria che potesse elencare in maniera compiuta i compiti che sono demandati a tale istituto. Dunque, all’interno del regolamento nazionale trovano spazio le indicazioni sulle attività di denuncia di morte e sugli accertamenti dei decessi, così come il periodo di osservazione dei cadaveri, i requisiti per il trasporto delle salme e la disciplina sulle autopsie e sui trattamenti per la conservazione dei cadaveri.

Anche in questo caso, non sfugge notare come si tratti di una serie di attività molto varie, pur accomunate da un unico comune denominatore: si tratta di interventi e azioni svolge dopo il decesso della persona.

A rendere più complicato il quadro vi è poi il fatto che i servizi di Polizia mortuaria non trovino solamente una regolamentazione nazionale, quanto anche una disciplina a livello locale, visto e considerato che i Comuni possono ben adottare un proprio regolamento, che specifici quanto disposto nella normativa statale.

Il contesto territoriale si è così frammentato. Alcuni Comuni si sono infatti limitati a richiamare in toto le disposizioni nazionali, mentre alcuni li hanno declinati in maniera più specifica.

In ogni caso, di norma le funzioni di Polizia mortuaria che sono competenza del Comune vengono esercitate dal primo cittadino, con il Sindaco nella veste di Ufficiale di governo e di Autorità Sanitaria Locale.

In aggiunta a ciò, come abbiamo avuto modo di condividere poche righe fa, la Polizia mortuaria si occupa di diversi compiti, spesso molto diversi tra di loro e, peraltro, in alcuni casi “attivati” in specifiche situazioni. Per esempio, la Polizia mortuaria può essere chiamata in causa a intervenire nelle ipotesi in cui si siano verificate delle calamità naturali che hanno mietuto un numero elevato di vittime, oppure anche per poter svolgere dei compiti di protezione civile.

Gli atti amministrativi della Polizia mortuaria

Gli atti amministrativi della Polizia mortuaria si riferiscono all’aspetto funerario della materia. Uno dei più noti è quello di dichiarazione di morte, un atto con il quale si dichiara il decesso di una persona entro 24 ore dall’evento.

Nel caso in cui la morte della persona sia avvenuta all’interno di un’abitazione o di una casa di riposo (o struttura assimilata), la dichiarazione è resa oralmente da una persona informata dal decesso, all’Ufficiale di Stato civile del Comune dove è avvenuto l’evento morte. A quel punto l’Ufficiale di Stato civile deve redigere un processo verbale.

Nel caso in cui invece la morte sia avvenuta in ospedale, allora la dichiarazione deve essere resa formalmente, per iscritto, con avviso di morte da trasmettere poi all’Ufficiale dello Stato civile del Comune dove è avvenuta la morte.

Vi è poi il certificato necroscopico, a cura del medico necroscopo, che tra le 15 e le 30 ore dalla morte del soggetto deve effettuare una visita on la quale accerta l’effettività della morte, redigendo apposito certificato. L’atto viene poi inviato all’Ufficiale di Stato civile per il rilascio del permesso di seppellimento.

Negli atti amministrativi troviamo poi anche il certificato della causa di morte, un atto di competenza del medico curante, che attesa il motivo del decesso. Il fatto che sia reso dal medico curante presuppone che costui conosca meglio la storia sanitaria del suo assistito. Il certificato deve essere presentato al Sindaco del luogo in cui è avvenuto il decesso entro 24 ore dall’accertamento della morte.

Rileviamo infine il nulla osta dell’autorità giudiziaria, nel caso in cui la morte sia dovuta a reato, e l’autorizzazione al trasporto di cadavere, disposto dalla Pubblica autorità.

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