Ore 7:24, come ogni mattina la sveglia ci sorprende, questo è il primo momento in cui l’umanità si divide. Chi si alza dal letto e senza indugi si prepara per uscire, chi invece comincia una lunga lotta a colpi di “posponi”. Per chi ha la fortuna di avere un lavoro inizia la routine quotidiana fatta dei soliti luoghi, della stessa gente, dei discorsi sempre uguali.
Si arriva fino a sera, momento in cui parte la corsa contro il tempo per vedere qualche amico, praticare sport, sbrigare commissioni e dedicarsi a se stessi, alle proprie case, famiglie, interessi e, non ultimo, al proprio riposo. Spesso si finisce per terminare la giornata stravolti, alienarsi davanti alla TV, addormentarsi e ripetere giorno dopo giorno la stessa routine, vagamente intervallata da qualcosa di piacevole, che smorzi la solitudine o che appaghi il proprio ego. Arriva il weekend, momento per comprare “cose” dalla dubbia utilità ma che in qualche modo compensano quel buco che lacera l’anima. Oppure si esce a fare due passi, con gli occhi perennemente incollati allo schermo di un telefono dal quale si guardano le vite degli altri (o meglio, la parte della vita che gli altri decidono di mostrare), le spiagge bianche sulle quali ci si vorrebbe trovare, andando alla ricerca di commenti e consensi nuovamente per riempire quel famoso vuoto.
Ed ecco che l’umanità si divide ancora.
Ci sono alcuni che vorrebbero, teoricamente, una vita diversa. Ma è troppo difficile, bisogna fare fatica, impegnarsi. E allora si lamentano. Danno le colpe agli altri, al sistema, al governo, al capo, al collega, al vicino di casa. A tutti. Mai a se stessi. Potrebbero avere tutto, ma l’ostacolo sono loro, con idee negative, scarso entusiasmo, poche idee e nessun interesse nei confronti del prossimo, del contributo che potrebbero dare nel rendere se stessi e gli altri felici. C’è chi vive la propria vita da inetto, che in fondo per non agire, cambiare, evolversi, fare e farsi domande, si convince che sopravvivere significhi vivere. La bara che ognuno è in grado di costruirsi con la mente è decisamente più solida di quella reale.
Ma c’è anche chi vuole di più. E allora va ogni giorno a lavorare tentando di portare un sorriso nel suo percorso e tra i suoi colleghi. Se il lavoro non è quello dei sogni prova costantemente a migliorarlo e a migliorarsi, frequentando corsi, scambiando idee, informandosi e non smettendo mai di proporsi per fare quel che ama. C’è chi arriva a casa e si dedica a una famiglia che ha scelto. C’è anche chi ha optato per una vita diversa e approfitta di ogni momento libero, da un’ora a un weekend, fino alle vacanze invernali o estive, per esplorare luoghi e fare in modo di avvicinarsi a quella spiaggia bianca, a quel tempio buddista, a quel vulcano dove fare trekking.
Se vi sentite già morti prima di esserlo, pensate a cosa potete fare per stare meglio, per far stare meglio gli altri, per cambiare e per migliorare. Per smettere di essere i peggiori nemici di voi stessi.