Perché le agenzie funebre chiedono se il defunto avesse dei pacemaker?

Vi siete mai chiesti perché di norma gli impresari funebri domandano alle famiglie, durante il processo di organizzazione del funerale, se il defunto avesse o meno dei pacemaker?

La domanda non è affatto così scontata così si potrebbe pensare, ma è un chiaro indicatore dello scrupolo di un’agenzia funebre nel momento in cui si cerca di organizzare in modo più dettagliato e consapevole il proprio rito funebre.

In particolare, le precauzioni di sicurezza standard richiedono di indagare sulla presenza di dispositivi elettronici da parte del defunto, considerato il potenziale esplosivo dei pacemaker nel momento in cui vengono surriscaldati.

Se questo non è di norma un problema nel momento in cui si procede con una ordinaria sepoltura, potrebbe invece esserlo nel caso in cui si opti per una cremazione, considerato che le alte temperature a cui vengono sottoposti i resti del proprio caro condurranno a un’esplosione del dispositivo elettronico, proprio in virtù della rapida formazione di gas, che conduce alla disintegrazione dell’involucro del pacemaker. Un’esplosione durante il processo di cremazione potrebbe causare gravi danni alla camera di cremazione, nonché gravi lesioni al personale del crematorio.

È proprio per questo motivo che, per evitare lesioni e danni, i pacemaker vengono rimossi di routine dai defunti per evitare il rischio di esplosione durante la cremazione: le riparazioni di una camera crematoria possono peraltro essere molto costose e i gestori della struttura potrebbero rifarsi patrimonialmente sull’agenzia funebre per avere omesso questo controllo.

Allo stesso modo, ricordiamo che anche gioielli, bevande e oggetti in vetro o metallo possono danneggiare la camera crematoria e che è prassi regolare rimuovere questi oggetti prima della cremazione e restituirli alla famiglia o inserirli nell’urna con i resti cremati come ricordo.

Durante il processo di rimozione c’è poi il rischio di scosse elettriche, e quindi un pacemaker deve essere rimosso solo da un operatore medico qualificato, che praticherà un’incisione sopra il punto in cui è stato impiantato il pacemaker. Il pacemaker viene quindi rimosso dall’incisione e i fili vengono tagliati, disinnescando in tal modo il potenziale esplosivo del pacemaker. Alcuni operatori prendono inoltre l’ulteriore precauzione di smagnetizzare il pacemaker, che vengono spesso riciclati. Alcune famiglie desiderano che vengano restituiti.

Evidentemente, se si tratta di una sepoltura in una bara piuttosto che di una cremazione, il pacemaker viene spesso sepolto con il defunto, anche se questi dispositivi possono pur sempre presentare rischi per l’ambiente a seconda del tipo di batteria, ragion per cui è sempre buona abitudine domandare una consulenza al proprio operatore funebre.

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